La lunghezza in fisica

In fisica, la lunghezza è una delle grandezze fondamentali che descrive lo spazio occupato da un oggetto o la distanza tra due punti.

La lunghezza è una grandezza fisica che misura la dimensione di un oggetto o la distanza tra due punti nello spazio.

Nel sistema internazionale (SI), l'unità di misura della lunghezza è il metro (m).

La lunghezza può riferirsi a distanze microscopiche, come il diametro di un atomo, o macroscopiche, come la distanza tra le stelle.

In senso più pratico, la lunghezza è ciò che misuriamo con strumenti come righelli, nastri metrici o strumenti più avanzati come i distanziometri laser, che utilizzano la velocità della luce per determinare con estrema precisione distanze anche molto lunghe.

La misura della lunghezza

L'unità di misura della lunghezza ha una storia che riflette l'evoluzione del pensiero scientifico e la costante ricerca di precisione.

Nei secoli, l'umanità ha cercato di standardizzare le misurazioni, passando da unità basate su riferimenti fisici e tangibili a definizioni fondate su costanti fondamentali della natura.

Le prime unità di misura: il corpo umano come riferimento

In tempi antichi, molte unità di lunghezza erano basate su parti del corpo umano, poiché erano facilmente accessibili e riconoscibili. Ad esempio:

  • Il cubito: utilizzato dagli Egizi, corrispondeva alla distanza tra il gomito e l'estremità del dito medio, una misura comoda e pratica per le attività quotidiane e le costruzioni.
  • Il piede: in molte culture, la lunghezza del piede umano era usata come misura. Un esempio storico famoso è il piede di Luigi XIV, che fu adottato come riferimento nella Francia del XVII secolo.

Tuttavia, queste unità erano imprecise e variabili, poiché le dimensioni del corpo umano differiscono da persona a persona.

La nascita del metro: un tentativo di standardizzazione

Con l'arrivo dell'età moderna e lo sviluppo delle scienze, sorse la necessità di una misura più precisa e universale.

Nel 1793, durante la Rivoluzione Francese, l'Accademia francese delle scienze introdusse il concetto di metro. Il termine "metro" deriva dal greco "métron", che significa "misura".

Questa nuova unità di lunghezza fu definita come la quarantamilionesima parte della lunghezza del meridiano terrestre che collega il Polo Nord all'Equatore, passando per Parigi.

Questa definizione rappresentava un grande passo avanti, perché era basata su un fenomeno naturale (la forma della Terra) e non su qualcosa di arbitrario come il corpo umano.

Tuttavia, la misura del meridiano terrestre non era facilmente riproducibile in laboratorio e richiedeva strumenti sofisticati per l'epoca.

Il metro materiale: la barra di platino-iridio

Nel 1889, per rendere il metro più pratico, venne creato un campione materiale: una barra di platino-iridio, conservata con cura a Parigi, su cui erano incise due tacche che distavano esattamente un metro.

Questa barra diventò lo standard internazionale e furono realizzate diverse copie per altri paesi.

Questa definizione del metro, basata su un oggetto fisico, durò per decenni.

Tuttavia, come ogni oggetto materiale, anche la barra di platino-iridio era soggetta a lievi cambiamenti dovuti a fattori ambientali o a manipolazioni, per quanto minimi potessero essere.

Il metro come lunghezza d'onda di una radiazione

Nel 1960, con l'avvento della fisica moderna, si cercò una nuova definizione del metro basata su costanti naturali.

La soluzione fu trovata nella lunghezza d'onda della radiazione emessa da un atomo di kripton-86.

Questa scelta consentiva di misurare il metro con grande precisione, poiché la radiazione atomica è invariabile e riproducibile ovunque nel mondo. Ma il progresso non si fermò qui.

Il metro basato sulla luce: precisione assoluta

Nel 1983, si decise di legare la definizione del metro a una delle costanti fisiche più fondamentali: la velocità della luce nel vuoto.

Si stabilì che il metro fosse la distanza percorsa dalla luce nel vuoto in un intervallo di tempo di 1/299.792.458 di secondo.

$$ 1 \ \text{metro} = c \cdot \frac{1 \ s}{299.792.458}  $$

Dove \( c = 299.792.458 \ \text{m/s} \) è la velocità della luce nel vuoto.

Questa definizione rimane in uso ancora oggi, poiché la velocità della luce è una costante universale e non soggetta a variazioni.

Dal punto di vista dell'analisi dimensionale i conti tornano. La velocità della luce è espressa in metri al secondo, quindi la distanza percorsa (il metro) è ottenuta moltiplicando la velocità per il tempo: $$ \left[ L \right] = \left[\frac{L}{T}\right] \cdot \left[T\right] = \left[L\right] $$ Il risultato finale è una lunghezza in entrambi i lati dell'equazione.

Grazie a queste definizioni basate su costanti naturali, la misura del metro è diventata incredibilmente precisa e affidabile.

Oggi, strumenti come i laser interferometrici permettono di misurare distanze con una precisione di pochi nanometri, rendendo il metro una delle unità di misura più accurate e stabili.

La lunghezza nella fisica classica

Nella fisica classica, la lunghezza è una grandezza assoluta che si suppone invariabile e indipendente dal sistema di riferimento.

Ad esempio, la lunghezza di un oggetto come una tavola di legno rimane la stessa sia che la si misuri a terra, in auto o in una nave in movimento (salvo deformazioni o condizioni particolari).

Un concetto fondamentale collegato alla lunghezza è la distanza, che può essere definita come la lunghezza della traiettoria che un oggetto percorre durante il suo movimento.

Se il movimento è rettilineo, la distanza può essere facilmente calcolata come differenza tra i punti iniziale e finale del percorso.

Questo concetto è essenziale in molti ambiti della fisica, come nella meccanica classica per calcolare il lavoro, la velocità e l'accelerazione di un oggetto.

La lunghezza nella teoria della relatività

Quando ci spostiamo dalla fisica classica alla fisica relativistica, la definizione di lunghezza diventa più complessa.

La teoria della relatività ristretta di Einstein ci insegna che la lunghezza di un oggetto non è assoluta, ma dipende dal sistema di riferimento dell’osservatore.

Questo fenomeno è noto come contrazione delle lunghezze.

Secondo la relatività ristretta, un oggetto in movimento rispetto a un osservatore appare "accorciato" nella direzione del moto. Questa contrazione è descritta dall’equazione:

$$ L = L_0 \sqrt{1 - \frac{v^2}{c^2}} $$

dove:

  • \(L\) è la lunghezza misurata dall'osservatore in movimento rispetto all'oggetto,
  • \(L_0\) è la lunghezza propria dell'oggetto (ossia la lunghezza misurata quando l'oggetto è a riposo rispetto all'osservatore),
  • \(v\) è la velocità dell'oggetto,
  • \(c\) è la velocità della luce nel vuoto.

Questo effetto, sebbene molto piccolo alle velocità a cui siamo abituati nella vita quotidiana, diventa significativo quando ci si avvicina alla velocità della luce.

In altre parole, più un oggetto si muove rapidamente, più apparirà contratto lungo la direzione del moto.

La lunghezza nello spaziotempo

Nel contesto della relatività generale, la lunghezza non è più considerata come una misura assoluta e indipendente, ma viene intrecciata con il tempo nella nozione di spaziotempo.

In questa teoria, lo spazio e il tempo non sono entità separate, ma dimensioni di un'unica struttura che può essere curvata dalla massa e dall'energia.

Ad esempio, le traiettorie degli oggetti nello spaziotempo non sono più lineari, e la lunghezza che noi percepiamo può essere influenzata dalla curvatura dello spazio stesso.

Questo progresso ci ha permesso di esplorare l'universo con un grado di precisione e comprensione mai visto prima, portandoci sempre più vicino alla verità profonda che governa il nostro mondo.

 
 

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